Celle Ligure,
19 marzo 2016.
Quando si esce dall'autostrada e si incomincia a scendere
lungo i tornanti che conducono a Celle Ligure lo senti subito. È l’odore del
mare, inebriante e inconfondibile, che ti attrae come il canto delle sirene di
Ulisse. Un odore capace di stregare soprattutto chi viene da una grande città
come Milano e magari ha l’ambizione, o l’incoscienza, di voler diventare un
marinaio vero, di quelli che con la barca a vela solcano le onde dell'oceano
alla ricerca di avventure e sfide mai vissute e solo sognate guardando l’acqua
dei navigli che scorre placida tra due lingue di asfalto.
Ambrogio Fogar, il “marinaio” milanese, ci piace pensarlo così mentre guarda il mare per la prima volta, con lo stesso sguardo con cui si guarda la persona di cui ci si è appena innamorati. Percorrendo la via che costeggia il mare, con le spiagge a sinistra e le colline verdi sulla destra, risaliamo nell'entroterra di Celle Ligure per raccontare la storia di un’amicizia, quella tra Ambrogio Fogar e Guglielmo Spotorno. È un’amicizia che nasce e si sviluppa prima che Fogar diventasse il Fogar che tutti noi conosciamo e che Guglielmo Spotorno ci racconta con passione, nello studio della sua casa, circondato da parecchi quadri, molti dipinti da lui, e molti di artisti famosi. Sul grande tavolo c’è un grosso volume con la copertina verde che custodisce una (piccola!) parte dei suoi ricordi, tasselli di una vita ricca, intensa e costellata da avvenimenti e incontri importanti. Una vita che meriterebbe anch'essa di essere raccontata. Come quella di Fogar.